Quali sono i campanelli d’allarme che dovrebbero spingere i genitori a rivolgersi a un logopedista?
In base alle tappe dello sviluppo del linguaggio, i campanelli d’allarme possono essere:
– la difficoltà a comprendere comandi semplici intorno ai 18 mesi;
– l’assenza di produzione di parole a 24 mesi;
– la difficoltà a combinare parole per produrre una semplice frase a 36 mesi e, intorno ai 4 anni;
– l’alterazione o la mancanza di alcuni suoni del linguaggio.
Da non sottovalutare i prerequisiti della comunicazione come lo sguardo, la presenza o meno del contatto visivo, il gioco condiviso, l’attenzione all’ascolto e la capacità comunicativo-relazionale. Questi dati relativi all’età sono da considerarsi indicativi, in quanto i tempi di evoluzione del linguaggio cambiano da persona a persona. È comunque fondamentale che il bambino abbia completato lo sviluppo del linguaggio entro l’ingresso alla scuola primaria, affinché possa ridurre il rischio di disturbi d’apprendimento.
Quali sono i problemi più comuni che richiedono l’intervento di un logopedista in età pediatrica?
Attualmente, grazie alla maggior conoscenza dei pediatri e a un avvio più precoce ai servizi di neuropsichiatria infantile, alla maggior attenzione da parte di nidi e scuole dell’infanzia, i problemi più comuni sui quali interviene la figura del logopedista sono:
– il disturbo primario di linguaggio espressivo e-o di comprensione;
– il disturbo fonetico fonologico, il ritardo di linguaggio;
– i disturbi di apprendimento scolastico (dislessia, discalculia, disortografia e disgrafia);
– i disturbi dello spettro autistico;
– la deglutizione disfunzionale e la disprassia verbale evolutiva.
Inoltre, grazie all’efficacia degli screening prenatali e neonatali, è possibile identificare e, di conseguenza, intervenire precocemente su sordità, sindromi (Down, Leopard, ecc) e patologie organiche.
Come avviene generalmente la fase di anamnesi, la valutazione dell’eventuale problematica?
Si parte con una capillare raccolta delle informazioni cliniche e familiari, ripercorrendo la storia del bambino dalla gravidanza. Successivamente, a seconda dell’età e dell’eventuale problematica riportata dalla famiglia, si svolge una valutazione attraverso osservazioni e test specifici. Spesso è fondamentale una valutazione multidisciplinare che, grazie alla collaborazione di diverse figure professionali e a un lavoro di equipe, permette di raggiungere una diagnosi il più possibile precisa, definendo un intervento ad hoc sulle esigenze del bambino. Una volta iniziato il trattamento riabilitativo, fondamentali sono i follow-up, ovvero le valutazioni di controllo sui progressi del bambino da parte di tutta l’equipe.